Articolo del 01/02/2024
Hai mai sentito parlare della disfunzione sacroiliaca? Si tratta di una patologia poco conosciuta, responsabile di una sintomatologia dolorosa spesso invalidante che colpisce la schiena nella regione lombare e gli arti inferiori, essa è frequentemente scambiata per patologia della colonna lombosacrale e/o dell’anca, l’articolazione sacroiliaca è una articolazione situata nel bacino e funziona come un giunto articolato che unisce le 2 estremità del nostro corpo, ovvero, il tronco e gli arti inferiori.
IL DR. SALVATORE ROCCALTO: UNO DEI MASSIMI ESPERTI NEL TRATTAMENTO CHIRURGICO DELLA DISFUNZIONE SACROILIACA
Il Dr. Salvatore Roccalto, Specialista e Chirurgo della Colonna Vertebrale, è uno dei massimi esperti nel trattamento chirurgico della disfunzione sacroiliaca, una condizione dolorosa e invalidante che colpisce milioni di persone nel mondo, ma che spesso sfugge a una diagnosi corretta. Il Dr. Roccalto è primo in Italia per numero di interventi chirurgici eseguiti mediante Artrodesi Sacroiliaca con il sistema iFuse SI-BONE
ARTICOLAZIONE SACROILIACA: FUNZIONE E CARATTERISTICHE
L’articolazione sacroiliaca unisce, sia a destra che a sinistra, le due estremità del corpo umano: il tronco e gli arti inferiori, realizza l’unione mediante la giunzione tra l’osso sacro, ultimo distretto della colonna vertebrale, e l’osso iliaco, osso del bacino. La sua funzione è quella di ammortamento delle sollecitazioni meccaniche che attraversano le 2 estremità del nostro corpo, realizza questa funzione come un giunto articolato che fisiologicamente si muove di pochi millimetri (2-4) in tutti i piani dello spazio. Anatomicamente questa articolazione ha una forma a C, è costituita da cartilagine ialina, membrana sinoviale, capsula articolare e robusti legamenti. L’articolazione sacroiliaca può essere interessata da processi patologici che ne alterano la funzione, possono essere di natura genetica, anatomica, traumatica, metabolica e infiammatoria.
SINTOMI
Il sintomo principale è il dolore, si localizza più frequentemente nella regione lombare e glutea, ma può irradiarsi anche agli arti inferiori, dalla regione inguinale, alla coscia, alla gamba e al piede, l’irradiazione dolorosa può interessare anche l’addome, in particolare la regione pelvica, il dolore si accentua ai cambi di posizione, classicamente peggiora in posizione seduta e nelle posizioni statiche in generale, può essere presente anche a letto alterando in maniera importante la qualità del sonno. Altri sintomi sono rappresentati dalla percezione di instabilità e parestesie (formicolii) agli arti inferiori. Nei casi più gravi, può esserci anche una compromissione della funzione vescicale e anale.
DIAGNOSI
Per diagnosticare la disfunzione sacroiliaca è fondamentale eseguire un accurato colloquio anamnestico e un accurato esame clinico mirato ad escludere patologie in altri distretti e a confermare la disfunzione sacroiliaca mediante test specifici come la distrazione, la compressione, la rotazione esterna della coscia, il test di Faber, il test di Gaenslen e il test del dito. Nel caso in cui il sospetto diagnostico sia fondato si procede con un ulteriore test che è quello dell’infiltrazione dell’articolazione con anestetico locale
Quando la patologia disfunzionale dell’articolazione sacroiliaca diventa cronica con resistenza alle terapie conservative, l’unica soluzione terapeutica è l’intervento chirurgico.
Trattamento chirurgico
L’intervento chirurgico per la disfunzione dell’articolazione sacroiliaca è mininvasivo e consiste nell’indurre la fusione dell’articolazione sacroiliaca attraverso l’inserimento, mediante un’incisione cutanea di circa 5 cm, di 3 dispositivi in titanio poroso a sezione triangolare che stabilizzano l’articolazione e ne permettono la fusione. Gli impianti vengono inseriti utilizzando una cannula di lavoro progettata per proteggere i tessuti molli, si raggiunge l’osso non tagliando ma semplicemente divaricando i tessuti muscolari che si frappongono, questi ritornano spontaneamente al loro posto una volta rimossi gli strumenti chirurgici. La durata dell’intervento è di circa un’ora e richiede l’anestesia generale. Il paziente necessita di un ricovero di 4 notti, i sintomi che hanno indotto il paziente all’intervento migliorano nell’immediato periodo postoperatorio, anche se il recupero ottimale richiede alcuni mesi. L’intervento è sempre preceduto dall’esecuzione di radiografie e TAC che vengono effettuate nella pre-ospedalizzazione in regime di day hospital, è attraverso questi esami strumentali che l’intervento viene pianificato determinando il numero degli impianti da inserire, le loro dimensioni e la loro disposizione. La pianificazione chirurgica è un passaggio fondamentale per garantire un buon esito dell’intervento.