Articolo del 30/03/2023
Le complicanze derivanti da condizioni significative come la coxartrosi (osteoartrite dell’anca) e la gonartrosi (osteoartrite del ginocchio) possono essere estremamente limitanti e interessano una parte della popolazione che è ancora in età lavorativa. Tuttavia, esistono opzioni potenziali per affrontare queste malattie degenerative attraverso interventi chirurgici di sostituzione articolare.
Affrontiamo in maniera dettagliata la tematica dell’intervento di protesi d’anca con il dottor Marco Villa, specialista in Ortopedia della clinica Guarnieri, esperto nella chirurgia protesica di anca.
Artrosi dell’anca in pillole
L’artrosi dell’anca è una malattia che danneggia la cartilagine che riveste la testa del femore e la cavità dell’anca in cui la testa del femore si muove. Questo deterioramento progressivo porta alla sottolineatura della cartilagine nel tempo, fino a che essa scompare completamente. Di conseguenza, le parti ossee cominciano a sfregare tra di loro.
Questo attrito provoca anche l’infiammazione di altre strutture molli come tendini e legamenti. Il risultato finale è che il paziente sperimenta dolore cronico e una significativa limitazione della sua capacità di muoversi agevolmente nelle articolazioni.
L’anca è coinvolta in praticamente ogni movimento del corpo e supporta gran parte del peso corporeo. Non ci sono alternative praticabili all’uso dell’anca, e quando la coxartrosi è in uno stadio avanzato, questa situazione porta rapidamente a una grave disabilità nel paziente.
Quali esami diagnostici fare prima dell’intervento?
Solitamente, la diagnosi viene confermata attraverso radiografie e, in alcuni casi, una risonanza magnetica, se necessaria. Inoltre, è altamente raccomandabile effettuare uno studio dei tessuti molli del paziente.
Una volta ottenuta una diagnosi precisa, è possibile discutere con il paziente le opzioni di protesi dell’anca disponibili, al fine di scegliere quella più adatta al caso specifico. Questo processo decisionale dovrebbe essere effettuato in collaborazione tra il medico e il paziente per garantire il miglior risultato possibile.
L’intervento di protesi d’anca presso la clinica Guarnieri
La clinica Guarnieri si distingue per offrire un protocollo di eccellenza per l’inserimento di protesi all’anca. Questo significa che le protesi possono essere posizionate in modo rapido, riducendo al minimo l’impatto sul paziente.
La mia missione come specialista è fornire percorsi di cura altamente efficaci che consentano ai pazienti di tornare alle loro attività quotidiane, ai loro hobby e passioni, e persino all’attività sportiva nel minor tempo possibile. In questo contesto, l’approccio mininvasivo, a cui ho dedicato molti anni di studio e pratica, assume una grande importanza.
Per darti un’idea delle diverse opzioni di protesi a disposizione dei pazienti, è importante sottolineare che l’intervento di protesi può variare a seconda del caso. Può comportare la sostituzione completa dell’articolazione malata o solo di una parte di essa. L’obiettivo principale è sempre offrire la soluzione più efficace possibile, riducendo al minimo l’invasività dell’intervento chirurgico.
Riabilitazione post-intervento
In Italia, il numero di impianti di protesi articolari è aumentato in modo significativo, con una parte considerevole di questi impianti dovuti all’artrosi all’anca. È importante notare che il problema della coxartrosi potrebbe essere ancora più diffuso, poiché non tutte le persone affette da questa malattia degenerativa scelgono di sottoporsi a interventi chirurgici, come sottolinea il dottor Villa.
Tuttavia, la diffusione di questa problematica ha portato allo sviluppo di protocolli di riabilitazione estremamente efficienti. Questi protocolli, compatibili con le condizioni generali del paziente, consentono un recupero molto rapido. Naturalmente, ci sono molte variabili in questo contesto, in particolare legate all’età dei pazienti e alle loro condizioni di salute generali. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, i tempi di recupero sono relativamente brevi.
È importante sottolineare che i tempi di recupero possono variare notevolmente anche in base all’impegno che il paziente dimostra durante il processo di riabilitazione. Alcune persone determinate possono avere bisogno solo di poche settimane, mentre altre potrebbero richiedere qualche settimana in più per recuperare completamente. La collaborazione attiva del paziente durante la riabilitazione gioca un ruolo cruciale nel determinare la rapidità e il successo del recupero.
Possibili complicanze
L’intervento chirurgico all’anca, anche se considerato altamente mininvasivo, comporta comunque alcuni rischi, principalmente legati a infezioni, lussazioni, dismetrie degli arti inferiori (differenza nella lunghezza delle gambe) e trombosi.
Per prevenire le infezioni, è essenziale prestare molta attenzione alla cura della cicatrice dopo l’operazione, seguendo scrupolosamente le istruzioni del medico. Alcuni fattori predisponenti alle infezioni includono l’età avanzata, l’obesità, la malnutrizione, il fumo di sigaretta, il diabete, l’uso cronico di steroidi, l’artrite reumatoide o condizioni simili, un punteggio ASA superiore a 2, la depressione e una durata prolungata dell’intervento. La prevenzione richiede un adeguato lavaggio con antisettici la sera prima dell’intervento, una corretta igiene personale, limitare la rasatura dei peli cutanei alla sola zona di incisione effettuandola il giorno prima dell’intervento, mantenere i livelli di glicemia inferiori a 200 mg/dl durante il periodo peri-operatorio, una profilassi antibiotica adeguata con uno o più antibiotici endovena nelle prime 24 ore, l’uso di soluzioni antisettiche alcoliche sul sito chirurgico e la limitazione dei tempi chirurgici. Nonostante tutte queste precauzioni, un piccolo numero di pazienti può comunque sviluppare un’infezione del sito chirurgico.
La seconda complicanza più comune dopo un intervento di protesi totale dell’anca (PTA), sebbene rara, è la lussazione, che consiste nella fuoriuscita della testa del femore dalla cavità acetabolare del bacino. La maggior parte delle lussazioni si verifica all’inizio del periodo postoperatorio e può essere causata da vari fattori, tra cui interventi chirurgici precedenti all’anca, interventi di fusione della colonna vertebrale lombare, compromissione neurologica, obesità, demenza e altri. I fattori chirurgici includono l’approccio chirurgico, l’orientamento dei componenti e il conflitto protesico o osseo. Un approccio mininvasivo come quello diretto superiore, che preserva i tessuti molli, può ridurre significativamente il rischio di lussazione.
Le fratture accidentali intraoperatorie possono verificarsi sia sul lato femorale che nella zona del bacino. I fattori predisponenti includono l’età avanzata, il sesso femminile, l’osteoporosi, la displasia dell’anca e comorbilità come l’artrite reumatoide o l’uso di protesi non cementate. Questa complicanza può verificarsi più spesso con tecniche mininvasive che riducono la dimensione della cicatrice e quindi la visibilità del chirurgo, o con accessi chirurgici anteriori che limitano la visibilità nella zona femorale.