Nella lista degli interventi chirurgici eseguibili con la tecnica endoscopica oggi è possibile comprendere anche la asportazione della ghiandola tiroidea. Ideata e messa a punto in Italia, la metodica riesce a limitare i danni estetici della chirurgia che si riassumono in una antiestetica cicatrice sul collo che molto spesso allontana i pazienti dal bisturi.
I vantaggi dell’intervento “mininvasivo” vanno ben oltre l’aspetto estetico e si riassumono in minor stress chirurgico, minor disagio, minor dolore, migliore ripresa postoperatoria e rapido rientro alla propria attività quotidiana.
Con la nuova tecnica inoltre si riescono ad avere risultati migliori di quelli ottenibili con la chirurgia tradizionale con un minor numero di complicanze e riducendo al minimo i rischi per la voce.
L’intervento che permette di trattare una buona parte della patologia tiroidea e paratiroidea si effettua utilizzando particolari strumenti e l’ausilio del mezzo televisivo. Vanno esclusi da questa metodica i pazienti già operati al collo, portatori di noduli voluminosi o in presenza di una importante infiammazione della ghiandola.
Un intervento alla tiroide mininvasivo comporta un’incisione cutanea non superiore ai 2.5 cm.
Informazioni per i pazienti
La chirurgia mininvasiva video-assistita applicata alla tiroide e alle paratiroidi consente di ottenere gli stessi risultati in termine di radicalità chirurgica della chirurgia tradizionale con in più alcuni vantaggi che solamente una tecnica mininvasiva riesce a dare. Tali pregi sono fondamentalmente cinque:
- Una cicatrice cutanea più piccola. Ciò risulta ovvio considerando che l’incisione cervicale necessaria per un intervento MIVA è assai più piccola rispetto a quella tradizionale (massimo 2.5 cm) e comporta quindi un minor trauma al livello dei tessuti e delle strutture del collo.
- Un numero inferiore di complicanze. Sono dovute alla minore invasività, alla migliore visione delle strutture anatomiche nel corso dell’intervento, attraverso tecniche endoscopiche di amplificazione dell’immagine e all’impiego del bisturi ad ultrasuoni che determina uno stress termico inferiore al bisturi elettrico tradizionale.
- Un minor dolore post-operatorio. È direttamente collegato alla ferita cutanea ridotta e al conseguente minor traumatismo sulla regione cervicale e sulle terminazioni nervose cutanee sensibili agli stimoli dolorosi.
- Una dimissione precoce. La mattina del giorno successivo all’intervento, dopo la rimozione del piccolo drenaggio chirurgico, potrà avvenire la dimissione del paziente
- Un risultato estetico migliore. La cicatrice cutanea, celata in parte dalla mandibola e dal mento, grazie alla sutura intradermica con punti riassorbibili, risulterà pressoché invisibile.
Non tutti i pazienti possono accedere a questa tecnica chirurgica. Risultano eleggibili per tale metodica i noduli tiroidei singoli non voluminosi, tossici o non tossici, benigni o maligni; questi ultimi possono essere trattati solamente se di piccole dimensioni e non accompagnati da un interessamento linfonodale.
Possiamo considerare controindicazione alla chirurgia mininvasiva video-assistita un riscontro citologico di neoplasia tiroidea diverso da quello di carcinoma differenziato, di un carcinoma localmente avanzato, di precedenti interventi chirurgici sul collo o dopo irradiazioni radio-terapiche della zona cervicale.
La valutazione preoperatoria per la selezione dei pazienti candidati alla metodica video-assistita consisterà in esami clinici generali per l’intervento di tiroidectomia e specifici per la tecnica video-assistita.
Tutti questi esami verranno effettuati di routine presso il nostro Dipartimento durante la degenza.
Descrizione della tecnica
Miccoli ed al. del Dipartimento di Chirurgia dell’Università di Pisa, nel 1998 idearono per primi la tiroidectomia open mininvasiva video-assistita.
In generale queste metodiche si basano sul raggiungimento della loggia tiroidea tramite una piccola incisione cervicale mediana per accedere a entrambi i lobi e l’utilizzo dell’ottica endoscopica per facilitare il chirurgo nell’esecuzione delle procedure operatorie e l’impiego del bisturi ad ultrasuoni più sicuro ed efficace di quello elettrico tradizionale.
L’equipe chirurgica è composta dal primo operatore e da due assistenti, uno dei quali è addetto all’ottica. Dopo l’incisione cutanea e il divaricamento del piano muscolare si accede alla ghiandola tiroidea. Una ottica endoscopica da 5 mm (con un angolo di visuale di 30°) può essere inserita attraverso l’incisione cutanea.
La dissezione della tiroide dalle strutture peritracheali viene completata sotto visione endoscopica utilizzando piccoli appositi strumenti. Occorre fare molta attenzione alla branca esterna del nervo laringeo superiore e al nervo laringeo ricorrente, responsabili della motilità delle corde vocali. Le ghiandole paratiroidi vengono accuratamente identificate e preservate perché fondamentali per il metabolismo del calcio nell’organismo. L’asportazione totale del lobo con distacco dal piano della trachea concluderà l’intervento di emitiroidectomia. Nel caso di un intervento di tiroidectomia totale si ripeterà l’intera procedura sull’altro lobo.
La sutura della breccia chirurgica viene effettuata mediante sutura plastica intradermica riassorbibile (non necessaria la rimozione dei punti cutanei) dopo posizionamento di un tubo di drenaggio da 2.33 mm introdotto lateralmente all’incisione e posto in aspirazione.
A distanza di alcuni mesi la cicatrice chirurgica risulterà pressocchè invisibile.
Domande
Nelle neoplasie maligne l’intervento mininvasivo è radicale quanto un intervento tradizionale?
Inizialmente si diceva che questo tipo di chirurgia era scarsamente “radicale”, o meglio, non garantiva una sicura radicalità. Si temeva che non fosse in grado di rimuovere i tumori in modo completo perché si pensava che l’atto chirurgico fosse per definizione più ristretto e limitato di quello tradizionale. Tale timore è risultato poi infondato. Diverse pubblicazioni hanno dimostrato che con le moderne tecniche l’accuratezza della rimozione è totalmente garantita. Ovviamente tali tecniche devono essere eseguite da chirurghi esperti e con una buona esperienza in fatto di interventi mininvasivi.
Un intervento mininvasivo è più rischioso di uno tradizionale?
Nel postoperatorio nessuno dei pazienti operati con la tecnica mininvasiva (MIVA) è andato incontro a severe complicanze. Secondo la nostra esperienza ed in base a quella riportata dalla letteratura scientifica, le complicanze tipiche dopo chirurgia mininvasiva (ipoparatiroidismo, ematomi, infezioni, transitoria raucedine, lesioni nervose) sono minori in percentuale rispetto a quelle dopo interventi eseguiti con metodica tradizionale.
Ma è una tecnica più costosa rispetto a quella tradizionale?
I costi della chirurgia mininvasiva sono simili a quelli degli interventi tradizionali. Ciò è dovuto alla mancata utilizzazione di costosi strumenti monouso.
Quanto dura l’intervento?
L’intervento chirurgico a seconda della complessità del caso può durare da 90 a 120 min.
Fino a quali dimensioni del nodulo si può utilizzare questa tecnica innovativa?
Se il nodulo supera i 3.5 cm di diametro la metodica potrà essere utilizzata ma, tenendo conto delle dimensioni, l’incisione cutanea di conseguenza sarà modicamente “allargata” in proporzione.
La voce e la funzionalità delle paratiroidi possono essere alterate da questo tipo di intervento?
L’ottica endoscopica ingrandisce in maniera ideale i nervi che regolano il movimento delle corde vocali che regolano la voce facilitandone la loro visualizzazione e preparazione. Lo stress termico inferiore e la minore invasività globale evita inoltre l’instaurarsi di alterazioni del timbro della voce e della funzione delle ghiandole paratiroidi.
Se hai altre domande o vuoi sottoporre il tuo caso direttamente al medico scrivi a: massimo.ruggieri@uniroma1.it